di Paolo Arcuri –
La transumanza passava nei paesi interessati dal tragitto disegnato dai mandriani, alla fine di settembre, ed il passaggio rimaneva un evento come in molti rivangano nei ricordi, poiché accadeva più spesso nel recente passato, per esempio a Panettieri e a Castagna di Carlopoli, centri posti a ridosso della Sila.
Le grandi mandrie lasciavano gli altopiani silani per spostarsi sui pascoli del litorale ionico, nelle terre del Marchesato. Centinaia di capi si riversavano nella via principale.
L’emozione era forte, ogni ragazzo o bambino al primo rumore lasciava i loro giochi nelle strade e accorreva al passaggio della transumanza. Vedere quelle possenti bestie, accalcate l’una a l’altra che spingevano e strusciavano tra le strette mura delle case era qualcosa di soprannaturale: massa di carne, potenza di muscoli che si muovevano in un assordante frastuono metallico di campanacci, accompagnato da una corale sconnessa di muggiti.
Era un vero spettacolo che si ripeteva a fine estate e, noi bambini con le pezze al culo non potevamo mancare; protetti sulle scale esterne delle case restavamo affascinati dalle grandi corna delle Chianine, le lunghe lingue pendolanti dalle schiumose bocche delle Podoliche.
Quando l’ultimo bovide era ormai passato ci si accodava ai mandriani dalle ispide barbe muniti di bastoni, cercavamo d’imitare i loro fischi, le gesta, i vocalizzi, le urla, ci affascinava tutto della padronanza che avevano sulla mandria.
Poi appena l’ultima casa veniva superata si tornava indietro, nelle vie delle nostre case, protetti nell’isolamento del piccolo paese… da quaderni di memorie.
Gli scatti a corredo dell’articolo sono opera del giornalista e blogger Omar Falvo.