L’immagine che ci ha inviato il fotografo Antonio Renda è evocatrice di mille suggestioni. L’artista che c’è in lui mi invita, quasi mi sfida, a raccontarla. E lo fa così:
<< 10, 100, 1.000 strade, tante quanti sono i percorsi imprevisti. Parlami della strada come la raccontano i poeti, come la racconta Fellini, ma raccontamela tu questa strada che porta verso cieli e luoghi che non conosciamo. >>
Solo che raccontare la strada è cosa allo stesso tempo facile, perché di strade è pieno il mondo, e difficile, perché tutti i grandi ne hanno già parlato.
Ne ha parlato Federico Fellini, come ricorda lo stesso Renda, in un film prezioso e assai poetico: “La Strada”, appunto, in cui narra le peripezie di due saltimbanchi girovaghi, Zampanò e Gelsomina, così diversi nell’aspetto esteriore quanto in fondo – in fondo al film – umanamente simili nei sentimenti. Ne ha parlato Jack Kerouac nel mitico “Sulla Strada” che ha appassionato e cambiato le vite di una generazione. Ne ha parlato Wim Wenders nella trilogia della strada (Alice Nelle Città, Falso Movimento e Nel Corso Del Tempo), riprendendo anche temi che furono portati anni prima sul grande schermo da Dennis Hopper con il suo Easy Rider. Ne ha parlato Cormac McCarthy nel più recente romanzo “La Strada” che ripropone un delirio post-atomico nel percorso disperato di un padre e un figlio bambino.
Quindi, per non deludere il mio amico fotografo, partirò da un accostamento vagamente inusuale: le strade e le mura.
Fin dall’antichità, l’Uomo ha costruito sia strade che mura in abbondanza. E le strade sono l’opposto delle mura. Queste ultime hanno lo scopo del dividere, mentre le prime quello dell’unire.
Ora, in questo nostro mondo, quello che una volta era considerato “mondo” perché non se ne conoscevano ancora di nuovi, l’Europa, culla di ogni civiltà, stanno rapidamente riprendendo il sopravvento le mura, il desiderio di dividere. A pochi anni dal crollo del muro più famoso: quello di Berlino, nel 1989.
Al contrario, le strade, quelle che i romani antichi avevano subito percepito come strumento di sviluppo, languono fin troppo: trascurate perché considerate inutilmente costose, abbandonate prima ancora di essere costruite.
Nel nostro territorio, ospitale per natura, non abbiamo per fortuna esempi di mura erette per dividere, ma abbiamo ancora almeno un esempio di strada incompiuta: la “strada che non c’è” e che forse mai ci sarà. Sappiamoci accontentare allora di una strada “verso il paradiso”; era una “scalinata” quella dei Led Zeppelin (Stairway to Heaven) che ci consentiranno questa citazione imprecisa.
La strada che ci mostra la fotografia di Antonio Renda è appena percorribile e solo a piedi, ma ha per meta finale il cielo e – forse – il paradiso o comunque l’ignoto, che è sempre una gran bella cosa se non si ha paura di attraversare le “colonne d’Ercole”. Illuminata da un sole caldo che, pur al tramonto, sembra voler forzatamente allungare il tempo in cui dedica le sue benevole attenzioni a tutte le creature della Terra.
Di questo abbiamo bisogno: di strade che uniscono e che aprono la porta ai nostri e agli altrui sogni. Perché rimanere troppo con i piedi per terra, avvinghiati alle cose terrene, al punto da non volerle condividere con nessuno, non ci servirà comunque a isolarci nelle nostre misere e sicure case d’occidente.
Raffaele Cardamone
In basso, La foto realizzata da Antonio Renda e, a seguire, la sua Biografia…
Foto di Antonio Renda (Fototeca della Calabria)
Biografia di Antonio Renda
Antonio Renda è un fotografo e un documentarista. E’ nato a Catanzaro nel 1964. Ha compiuto studi universitari di filosofia e antropologia. Professionista dal 1991. Specializzato in fotografia di architettura, arte e turismo. Il suo archivio conta oltre 100.000 immagini sulla Calabria.
Ha collaborato alla realizzazione di numerosi prodotti editoriali con le maggiori case editrici calabresi: Rubbettino, Abramo, Iiriti, e nazionali come Silvana Editoriale, Electa-Mondadori e ha pubblicato sulle riviste: Oasis, Bell’Italia, A tavola, Terre del vino, Qui Touring, Abitare, Informatore Agrario; ha inoltre curato la fotografia per le Riviste: Calabria Rurale, Calabria è, Catanzaro Arberia.
Collabora da molti anni con le maggiori istituzioni calabresi e con case editrici, e autori vari. Per l’Assessorato alla Cultura e al Turismo della Provincia di Catanzaro ha curato i cataloghi per le edizioni della mostra di arte contemporanea “Intersezioni” (ed. Electa) e per la mostre realizzate al Museo MARCA di Catanzaro fin dalla sua fondazione.
Ha inoltre realizzato le immagini per le due edizioni del catalogo del “Museo Storico Militare” di Catanzaro (ed. Rubbettino), i calendari e i cataloghi del “Parco della Biodiversità” di Catanzaro.
Per la mostra “Intersezioni” e il Museo MARCA ha realizzato inoltre i video sugli artisti e le relative mostre.
È responsabile della “Fototeca della Calabria”, associazione che si occupa della divulgazione della cultura e dell’immagine della Calabria, con una particolare attenzione agli scrittori ed artisti calabresi.
Ha inoltre realizzato, negli ultimi anni, numerosi cortometraggi su vari aspetti della cultura calabrese: il mediometraggio “Nella terra di Melusina”, ispirato ad un racconto di Corrado Alvaro, e i cortometraggi “I carbonai di Serra San Bruno”, “Bovari”, “L’ultimo Mugnaio”, “I Palmenti Di Ferruzzano”.
Un’opera fondamentale della sua produzione è il volume fotografico: “Differenze di Vedute – Il paesaggio nella provincia di Catanzaro” (ed. Rubbettino).