Ha scritto a ilReventino.it, e dunque ci ha fatto l’onore di leggerci, Manuela Pineschi, Segretario Generale dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello e dei Premi Vittorio De Sica, a sua volta insignita nel 2010 della medaglia d’oro “Una vita per il cinema”.
Nel cinema, prima di dedicarsi alla critica cinematografica e al suo compito istituzionale all’Accademia, ha avuto un ruolo attivo come produttrice, lavorando anche per la televisione, per la radio e per la pubblicità. Ha esordito nel 1981 con il mitico Marco Polo, targato Rai, di Giuliano Montaldo, proseguendo nello stesso anno al fianco di un regista del calibro di Marco Ferreri per le sue Storie di ordinaria follia. Ha poi lavorato, tra gli altri, con Liliana Cavani (Interno berlinese), Franco Zeffirelli (Otello), Bernardo Bertolucci (L’ultimo imperatore) e Jim Jarmush (Tassisti di notte).
L’oggetto della sua attenzione e il merito di averci fatto conoscere questo illustre personaggio e quanto aveva da raccontarci sono da attribuire entrambi a una famiglia storica di Soveria Mannelli, la famiglia Cimino, da cui lei stessa discende.
Manuela Pineschi ci ha scritto in una prima e-mail:
«Solo per una traccia: una Cimino sposò il Conte Giuseppe Samengo (Presidente di Corte d’appello) e andarono a vivere a Girgenti (Agrigento) dove ebbero due figli. Proprietari di miniere di zolfo ebbero fortune alterne dopo l’arrivo dei “piemontesi”. La bambina morì piccina, il maschio fu battezzato Umberto ed era il padre di mia nonna. Il conte Umberto Samengo sposò la baronessina Genuardi».
Alla nostra successiva sollecitazione, alla ricerca di ulteriori informazioni, in cui le abbiamo anche dichiarato quanto la sua storia ci aveva colpito e affascinato, tanto che ci era sembrato di leggere qualche riga di un romanzo storico di Andrea Camilleri, Manuela Pineschi ci ha ancora voluto cortesemente rispondere:
«La Sicilia offre molti spunti per romanzi storici intricatissimi! L’adorato Camilleri sapeva respirarli e infondere loro nuova vita. Purtroppo per tutta una serie di vicissitudini poco simpatiche i Baroni Genuardi e tutti i loro sterminati parenti e affini… (la Sicilia tutta e oltre) gettarono una “damnatio memoriae” su Umberto Samengo. Quel poco che ho riguarda l’ultimo periodo della sua vita, vissuto per la maggior parte a Parigi».
Qui, la ringraziamo immensamente e pubblicamente per l’attenzione che ci ha dimostrato e per aver voluto condividere con noi queste sue memorie che riguardano certamente la sua famiglia, ma che toccano ed emozionano anche la nostra piccola comunità.
di Raffaele Cardamone