Nel 1939, anche in Italia furono emanate le cosiddette “leggi razziali”. Questo è sempre bene non dimenticarlo, perché il popolo italiano ha poi provato a rimuovere in tutta fretta, nel dopoguerra, le nefandezze del fascismo di Mussolini, attribuendole esclusivamente o prevalentemente al nazismo di Hitler. Quasi considerando come storia meritevole di essere ricordata, rispetto all’intera seconda guerra mondiale e ai suoi prodromi, solo l’epilogo: dall’armistizio del 1943 alla Liberazione.
E’ per questo che la funzione della memoria storica è importantissima, perché le giovani generazioni possano conoscere l’orrore della Shoah: la deportazione e lo sterminio sistematico degli ebrei, e non solo, da parte dei nazifascisti.
Ed è proprio questo il significato di una vera e propria “Lezione sulla Shoah” che si è avvalsa della testimonianza di Lello Dell’Ariccia, appartenente a una famiglia romana di origine ebrea miracolosamente scampata alla deportazione, oltre che della presenza del “nostro” partigiano Kent, alias Mario Sirianni.
La Lezione è stata tenuta, presso il Centro di Aggregazione Giovanile di Soveria Mannelli, nell’ambito dell’iniziativa “Memoria, Scuola, Vita: percorso della memoria”, programmata dall’Istituto Comprensivo Rodari di Soveria Mannelli e Carlopoli, con il patrocinio dei rispettivi comuni, dell’AMPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), e con la collaborazione del Centro di Cultura Ebraica di Roma.
Organizzatore e animatore dell’iniziativa, il professore Corrado Plastino ha fatto gli onori di casa, assieme alla dirigente scolastica Margherita Primavera, lasciando spazio soprattutto all’ospite Lello Dell’Ariccia, per consentirgli di raccontare la propria storia drammatica e rocambolesca al tempo stesso.
Dell’Ariccia ha dunque narrato agli studenti e a tutti i presenti come sia riuscito, lui e la sua famiglia ristretta (padre, madre e fratello), a volte per pura combinazione, a sfuggire ai rastrellamenti delle SS tedesche e alla conseguente deportazione, e di come, al contrario, alcuni membri della sua famiglia allargata, non altrettanto fortunati, siano finiti nei campi di concentramento senza mai più farne ritorno.
Uno dei piccoli studenti ha scritto nei suoi appunti: “le razze non esistono; tutti noi apparteniamo a un’unica razza: quella umana”. Lezione recepita, professore!