Anselmo ha 10 anni – questo paragrafo è una sintesi della prima parte per permettere al lettore di rientrare nella storia – e per sfuggire ai bombardamenti degli Alleati, con la famiglia, da Catanzaro, decide di cercare rifugio nella Presila. A causa del pericolo di un’eventuale incursione, il viaggio sui treni delle Calabro Lucane è obbligato a subire innumerevoli soste. La più importante è presso Madonna di Porto, a Gimigliano. Lì chiacchiera con un ragazzo dagli occhi azzurri, il quale gli dice di essersi recato in città per cercare una “chiave”. Una chiave? Che significa si chiedeva? Alcuni anziani gli suggeriscono che era un poco di buono che aveva tentato di corrompere dei militari per ottenere una raccomandazione a non fare la guerra! Il piccolo per decenni ne rimase ferito e turbato, fino a quando non vide un’altra realtà.
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-Le apparenze esistono ed ingannano-
– Parte Seconda –
“Nel periodo post bellico ripresi gli studi e, una volta conclusi, iniziai a lavorare con soddisfazione, riuscendo a comperare anche una nuova casa. Nel giugno del 1963 mi sposai e la famiglia si allargò; alla fine degli anni 70’ mi capitava di muovermi col treno per accompagnare uno dei figli a seguire delle lezioni private a casa di un bravo professore a Soveria Mannelli… L’idea di quel giovane non mi aveva mai lasciato,era un groppo alla gola.
Mi chiedevo se fosse felice dopo aver tutelato il suo futuro ed essersi rifiutato di andare a combattere! Da un po’ di tempo il suo ricordo iniziò a divenire costante sempre di più, lo sognai più volte, finché non sopraggiunse nel mio animo un’inquietudine.
Ma perché? Cosa potevo fare? Ci riflettei e compresi che il mio istinto mi induceva a recarmi nel luogo in cui lo conobbi…
Aveva senso quella cosa? Si! Quella cosa aveva senso, anche solo per tentare di appagare l’inadeguatezza che provavo davanti a quel fatto. In un pomeriggio di luglio del 1978 dissi a mio figlio che saremmo dovuti andare un po’ prima a Soveria perché mi sarei voluto fermare a Porto… Lui non biasimò.
Erano trascorsi oltre 30 anni da quando ci sostai l’ultima volta. Non c’ero più tornato!Non si era mai palesata occasione, forse il lavoro, forse altre distrazioni non mi consentirono di recarmici.
Appena misi i piedi a terra fui avvolto da una sensazione molto forte, dalla certezza che quella era la cosa giusta da fare e, mi rasserenai. Non potevo neppure immaginare cosa il destino stesse per regalarmi. Esso ha i suoi mezzi e il suo tempo per condurti lì dove deve portarti e tu non puoi opporti.
Da cristiano non molto praticante feci una semplice preghiera in Chiesa, accesi un cero e poco dopo,uscendo, notai,poggiato sul muretto un uomo spaesato non troppo vecchio, ma quasi infermo,con le stampelle e soprattutto senza una gamba! Mi fece pena e tenerezza.
Abbigliato da un vestito nero usurato e consunto dal tempo, nonostante il caldo asfissiante indossava una pesante giacca.
Pian piano mi avvicinai e gli sorrisi… Egli, dopo aver scrutato la mia fronte per qualche secondo, mi disse <ti ho riconosciuto!> Mi domandai cosa volesse da me? Non l’avevo mai visto! Tra le altre cose mi infastidivo parecchio quando qualcuno osservava la mia cicatrice che mi ero provocato nel 1943! Allora, con una mano, indicandomi la gamba che gli mancava, affermò <la guerra l’ho fatta ed ho perso tutto>.
Sentii il mio cuore scoppiare mentre mi ritornarono in mente quei capelli ricci e quegli occhi azzurri… Rimasi di sasso. Era lui, era quel ragazzo! Il fato volle farmelo incontrare ancora, dopo tanti lustri precisamente nel luogo in cui lo vidi la prima e ultima volta! Dissi a me stesso: <vedi Anselmo la guerra l’ha fatta per davvero e tu che hai pensato fosse andato a cercarsi una raccomandazione>. Mi sentii un verme.
Per una vita pensai che si fosse imboscato! Avevo dato ascolto a quegli anziani e non a me stesso, commettendo un errore imperdonabile. Sorridendomi accarezzò il mio viso irrigidito e con fare paterno mi chiese se avessi un po’ di tempo da dedicargli. Avevo aspettato una vita per rivederlo, certo che potevo ascoltarlo…
FINE SECONDA PARTE
E nella prossima puntata?
L’anziano aprirà il cuore ad Anselmo ancora di più di quanto non abbia fatto, con un racconto travolgente che rimarrà scolpito nel suo animo. Capiremo cos’era quella chiave e che oltre alla gamba ha perso qualcosa di molto più prezioso!
NB: Il racconto è di proprietà esclusiva dell’autore, qualsiasi riproduzione non autorizzata, anche dei disegni ivi presenti, realizzati da Francesca De Masi, e delle fotografie di Giovanni De Santis, a cui va il mio più sentito grazie, sarà perseguibile nei termini previsti di legge. La storia pubblicata sulle pagine de ilReventino.it è leggermente sfumata nei contenuti, in ossequio alle persone coinvolte e alle loro famiglie, e sintetizzata rispetto ad un racconto molto più ampio ed argomentato, di cui mi riserverò la possibilità di una pubblicazione in versione integrale in un prossimo futuro.