Il lungomare di Soverato sarà l’epicentro di una importante manifestazione a carattere regionale organizzata dalla Pro Loco col patrocinio del Comune, e con la direzione artistica di Giuseppina Sabato. Si tratta della II° edizione del “Festival & Fitness” in programma sabato 11 giugno.
Ad allietare l’intera manifestazione ci saranno i “Notte Battente, musica etnico-popolare” e delle performance di danza. Verranno inoltre esposte per la degustazione le tipicità locali di qualità e dell’intera regione e della vicina Sicilia, veri prodotti d’eccellenza del Sud Italia.
Per i Notte Battente è un ritorno sulla costa ionica catanzarese dopo il recente “Festival della Canzone Calabrese”, di Badolato.
Il gruppo “Notte Battente, musica etnico-popolare” di Soveria Mannelli, fondato nel 2013 e di recente costituitosi in Associazione Culturale, si è sempre posto l’obiettivo di valorizzare il territorio attraverso iniziative di carattere musicale, culturale e sociale, al fine di promuovere la diffusione e l’approfondimento della tradizione e della musica popolare calabrese e del Sud Italia in generale, ma in particolare della città di Soveria Mannelli.
La passione, la voglia di far da ponte tra passato e futuro, in un presente che non rinnega le tradizioni ma le fa sue e ne è promotore per le future generazioni, è ciò che distingue i componenti del gruppo, tutti calabresi: Angela Bianco (alla voce, castagnette e danze), Salvatore Velino (alla voce, chitarra acustica ed armonica a bocca), Massimo Chiodo (alla voce, fisarmonica, lira e chitarra battente), Vincenzo Perri (al basso), Franco Spezzano (alla batteria), Gianfranco Bianco (al tamburello, tamburi e percussioni), Danilo Perrone (alla chitarra classica) e Romina Campolongo (alle danze).
Un’altra nuova esperienza, quindi, attende i Notte Battente, da inserire tra le altre meravigliose esperienze di cui i componenti del gruppo faranno sempre tesoro e che contribuiscono ad alimentare la voglia di crescere sempre di più, di migliorare e di continuare ad emozionare emozionandosi.
Nella scheda, il titolo e breve descrizione dei pezzi inediti che presenta nel repertorio il gruppo.
MUNDU
Le parole sono state scritte dalla cantante del gruppo, Angela. La musica e gli
arrangiamenti nascono invece da un lavoro comune di tutti i musicisti. È
semplicemente una canzone d’amore, una sorta di serenata a suon di tarantella. Parla
di un amore un pò combattuto, totalizzante, ma sofferto, in cui la tarantella si pone
uno scopo terapeutico, liberando l’anima dalle sofferenze.
PIETRO BIANCO
Le parole sono state scritte da Salvatore, una delle voci maschili del gruppo, mentre la
melodia nasce sempre da un lavoro comune di tutti i componenti. La canzone è
chiaramente dedicata ad un noto brigante della zona, Pietro Bianco, nato a Bianchi, un
paese limitrofo, nel 1839. Fu decapitato a soli 34 anni per essersi macchiato di ben
107 reati contro la proprietà e 102 contro la persona. Prima di darsi alla macchia e
diventare brigante si era arruolato nei Mille di Garibaldi, ma avvenuta l’Unità d’Italia,
deluso e amareggiato, si ribellò alle leggi e al ceto dominante, spargendo sangue e
morte. Fu scovato in una grotta in località Colla, una delle frazioni di Soveria Mannelli.
Intorno alla sua persona ruotano numerose leggende di tesori nascosti in luoghi
misteriosi, che fanno di lui una sorta di “Robin Hood” calabrese pronto a difendere i
poveri dai soprusi dei ricchi.
SAPITI CH’È SUCCESSU A PORTACHIANA
La canzone, composta dal gruppo, nasce da un lavoro di ricerca sui testi tradizionali. È
un ritornello tradizionale soveritano, ripreso in chiave moderna. “Portachiana” è un
rione di Soveria Mannelli.
A FUNTANA DE LI FRANCESI
Il testo è stato scritto da Salvatore. Nella canzone si parla di due noti avvenimenti
storici che hanno fortemente caratterizzato l’identità locale, ovvero la sollevazione
popolare del 22 marzo 1806 contro l’occupazione francese, definita da più parti
“Vespri Soveritani”, e la resa a Garibaldi avvenuta il 30 agosto 1860 da parte
dell’esercito borbonico che, sotto il comando del generale Ghio, era accampato in
questo comune. Secondo la tradizione il 22 marzo del 1806, il francese che
comandava il drappello che presidiava il borgo, insidiò una bella e giovane donna del
luogo. Alle grida della donna accorsero i paesani guidati da un contadino, Carmine
Caligiuri, che si scagliò contro chi attentava all’onore della donna, uccidendolo.
L’accaduto suscitò vasta approvazione e spontaneamente si formò un gruppo di
cittadini particolarmente coraggiosi che, guidati dal contadino già citato, attaccarono e trucidarono i soldati francesi. Nei pressi del luogo dove avvenne il noto episodio c’è
una fontana su cui è ancora riportata una lapide commemorativa.
Altra vicenda è quella della resa a Garibaldi del 30 agosto 1860, la pagina più nota
della storia di Soveria Mannelli. Garibaldi si imbatté con le armate borboniche proprio
a Soveria Mannelli, paese ritenuto fedele ai Borbone . Erano in diecimila sotto il
comando del generale Giuseppe Ghio e avevano cavalli e cannoni. Particolarmente
importante per i fatti di Soveria Mannelli fu il ruolo del generale Francesco Stocco, uno
delle anime della spedizione, che era dei luoghi perché originario di Decollatura, paese
limitrofo. Stocco sulle alture di Decollatura ed in località poste ben in vista da Soveria,
fece accendere numerosi fuochi al fine di indurre il nemico a ritenere di essere
circondato da un esercito numeroso. La resa dei soldati borbonici avvenne senza
resistenza al grido di “viva Garibaldi, viva la libertà”.
A CAVARELLA
Altro pezzo composto dai Notte Battente che nasce dalla ricerca curiosa sulle tradizioni
locali. È una canzone tradizionale tipica di Soveria, rielaborata. La “cavarella” è un
luogo di Soveria, un pò distante dal centro abitato, in cui i giovani innamorati si
appartavano per amoreggiare. Nel testo, un pò ambiguo, l’uomo canta la sua serenata
per la “suveritana”. In questo momento ci troviamo davanti l’icona votiva in onore di
Santo Espedito, secondo la devozione popolare, un martire cristiano del IV secolo che
fu a capo della Legione Romana, finché si convertì, divenne monaco e fu martirizzato
agli inizi del IV secolo sotto Diocleziano
A FOCARA E NATALE
In questo pezzo il gruppo riprende il testo di un noto poeta soveritano, Raffaele Proto.
Il testo è molto suggestivo perché ci parla di una delle più sentite tradizioni locali,
quello della “focara”. Durante il periodo natalizio, infatti, a Soveria si rivivono le
tradizioni con le “focare” che, soprattutto un tempo, ma ancora oggi, animano le
contrade insieme all’uso delle “strine”.
Il poeta, con l’animo incantato del bambino, riscopre un mondo meraviglioso e denso
di significati. Le gioie di questo mondo che la cultura ufficiale vorrebbe relegare nella
sottocultura e nel folklore vuoto, rivelano invece radici profonde in cui il popolo ritrova
la sua autenticità ed il poeta vi partecipa, non solo perché è il popolo da cui egli è
nato, ma perché scopre in quei valori la propria matrice culturale. La musica è stata
composta ed arrangiata da tutti i componenti del gruppo.