Don Natale Colafati è stato un uomo di chiesa e nello stesso tempo un intellettuale vivace e moderno, trovando sempre il giusto equilibrio tra questi due modi di essere.
E’ stato il sacerdote di Soveria Mannelli per un lungo periodo, negli anni settanta e ottanta, fino ai primi anni novanta, insegnando anche Religione nella locale Scuola Media, prima di passare all’Istituto Teologico di Catanzaro, dove è stato docente di Filosofia Teoretica.
E’ stato questo un periodo coincidente con un grande fermento culturale che, anche grazie alla sua opera, ha continuato a crescere e pervadere questa cittadina del Reventino, dove per la verità erano già presenti solide basi. Come la casa editrice Rubbettino che già muoveva i primi passi e con cui ebbe modo di collaborare proficuamente.
Per questa comunità è stato un animatore culturale come pochi, ideando e promuovendo innumerevoli manifestazioni che ancora oggi si ripetono nel tempo o che sono comunque ricordate come esperienze fondamentali per questo territorio.
A solo titolo di esempio, citiamo il Concorso Teatrale, con le rappresentazioni all’aperto nei mesi estivi, anticipando ben più famose kermesse dello stesso genere; il Premio “Cariglio d’Oro”, che ha permesso di vedere e ascoltare a Soveria, tra gli altri, personaggi del calibro di Leonida Repaci, Saverio Strati e Rosario Villari, alla cui istituzione ha contribuito fortemente per il tramite di un’altra sua creatura: il Ce.pro.cu.s (Centro di promozione culturale e sociale); il periodico “Eco Giovanile”, che ha coinvolto una generazione di giovani soveritani, rendendoli protagonisti e lasciando loro sempre la più ampia libertà d’espressione, e nel contempo fornendo alla comunità uno straordinario strumento di confronto e dibattito socio-culturale, con la sua formula fresca e innovativa, una linea editoriale modernissima, si potrebbe dire da blog ante litteram.
Ma non si possono certo dimenticare le omelie che don Natale pronunciava qui a Soveria dall’altare maggiore della sua Chiesa, attraverso le quali era capace di incantare chiunque fosse stato disposto ad ascoltarle, usando un linguaggio poetico, ma semplice al tempo stesso, lui che magari, qualche ora dopo, si sarebbe chinato sul suo scrittoio per scrivere qualche pagina di uno dei complessi libri di teologia e filosofia, dati alle stampe nel corso della sua vita.
Don Natale era anche famoso tra noi ragazzi degli anni settanta perché era solito ammonirci, nel caso di qualche mancanza o qualche impreparazione a scuola, con un piccolo schiaffo, che per me, come per tutti quanti gli altri, è sempre stato dolce come una carezza.