Il comprensorio del Reventino continua ad attendere con ansia e preoccupazione, l’evolversi della pandemia di Covid 19, soprattutto dopo i casi accertati di Carlopoli e Tiriolo.
Se però, comprensibilmente, tra la gente serpeggia la paura, dall’altra, un pò dappertutto emerge un certo senso di responsabilità nel seguire le norme sempre più stringenti.
In questa situazione, come la nostra testata aveva evidenziato nei giorni scorsi, oltre al senso civico, sta crescendo anche il volontariato.
ilReventino.it dopo aver incontrato gli “ambasciatori” (così li avevamo definiti) di solidarietà, gruppo nato spontaneamente a Decollatura, per aiutare la popolazione nei suoi bisogni quotidiani, ha voluto fare, con gli stessi ragazzi, il punto della situazione, ad un paio di settimane dall’inizio della loro attività-
Parliamo con P.J., uno di loro e gli chiediamo come vanno le cose. “Beh, diciamo che quando siamo partiti in questa iniziativa le persone che ci hanno contattato erano una, due massimo. L’espansione del virus e l’incremento di casi nella nostra regione, ha accresciuto, purtroppo, la paura tra i cittadini e ha fatto si che aumentasse anche il numero di chiamate, non solo da parte di chi ha oggettive difficoltà a muoversi, ma anche persone che temono a spostarsi“.
Per quali esigenze vi stanno contattando?
“Soprattutto per preparazione di ricette e acquisto di medicine, ma, in qualche caso, anche per grosse spese“.
L’appello che avevamo-avevate rivolto agli altri paesi dell’hiterland era quello di seguire il vostro esempio. Ci sono state risposte?
“Si, si. Soprattutto a Soveria Mannelli, con la supervisione diretta dell’amministrazione comunale e a Bianchi, dove alcuni ragazzi come noi, ci hanno chiesto informazioni e hanno iniziato anche loro qualche giorno dopo. Siamo contenti di aver fatto proselitismo in questo sevizio così utile in questo momento così drammatico“.
P.J. ha voluto, concludendo la nostra chiacchierata, ribadire l’appello “a fare qualcosa per gli altri, perché, speriamo ovviamente di no, ma quello che si vede in Lombardia, anche se non così pesantemente, potrebbe succedere anche qui da noi. Così – ha concluso -, riuscire a impedire alla gente di muoversi il meno possibile da casa, facendo fronte ai bisogni di tanti, potrebbe essere esiziale, soprattutto per evitare che accada il peggio“.