Il Comune di Carlopoli conscio della sua storia e delle potenzialità culturali, con una sobria manifestazione ha voluto ricordare le radici che affondano nel Medioevo e in particolare nella figura del grande filosofo calabrese Gioacchino da Fiore che fu Abate per molti anni dell’Abbazia Santa Maria di Corazzo, dove scrisse le sue principali opere.
A sottolineare il forte legame fra Carlopoli e lo studioso presso la Sala consiliare è stato presentato il volume“Sulle orme di Gioacchino da Fiore” di Cesare Mulè, Calabria Letteraria Editore (Rubbettino).
Alla presenza dell’autore, ne hanno discusso il sindaco di Carlopoli, Mario Talarico, Giampiero Mulè, Massimo Iiritano, studioso di Gioacchino da Fiore; Eugenio Attanasio, presidente della Cineteca Calabria; Pasquale Lopetrone, responsabile IV area Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Ha coordinato con maestria Maria Antonietta Sacco, consigliera comunale delegata alla Cultura, che ha evidenziato il grande successo avuto dal testo al Salone Internazionale del Libro di Torino.
Una nutrita platea ha seguito l’incontro e il sindaco Talarico, orgoglioso della storia di Carlopoli e del legame con il personaggio storico Gioacchino da Fiore, ha spiegato che per la prima volta il Comune ha coprodotto l’interessante pubblicazione, concretizzando il progetto “Il fiore all’occhiello” – che si propone di favorire la conoscenza della storia e delle tradizioni locali attraverso attività di animazione alla lettura e alla scrittura – e ringrazia il prof. Mulè per l’impegno e la dedizione prestata al lavoro di questo libro che racconta dell’Abbazia di Corazzo e dell’Abate Gioacchino, che per Talarico rappresentano <<il simbolo di rinascita e risveglio delle coscienze e sviluppo del territorio>> e la pubblicazione si pregia anche del patrocinio della Regione Calabria, Repubblica Italiana e Unione Europea con la prefazione dell’Arcivescovo Metropolita Vincenzo Bertolone.
Giampiero Mulè (il figlio dell’autore Cesare Mulè) ha spiegato che il libro permette di fare <<un viaggio nei luoghi, nella storia e nel tempo, in territori oggi profondamente cambiati per cultura, economia e religione. Un viaggio – aggiunge – alla scoperta del Profeta teologo, combattuto nei secoli, che voleva una chiesa libera, spirituale e non ancorata al potere>>.
Per Massimo Iiritano, il libro di Mulè <<si legge come un racconto di una esperienza dell’autore sulle tracce di Gioacchino. Libro prezioso, unico nel suo genere che rappresenta il seguito della storia degli ultimi decenni della presenza di Gioacchino da Fiore. Oggi – sottolinea – bisogna riscoprire il pensiero di Gioacchino e studiarlo a scuola. Infine – si chiede – come mai ancora sulla figura del grande filosofo Gioacchino non è stato realizzato un film o un’opera teatrale>>.
Eugenio Attanasio, si rammarica e sottolinea <<in Calabria il fatto culturale in se non fa notizia>> fortemente convinto e motivato delle possibilità economiche e sociali che possono venire fuori e rileva che bisogna spingere <<verso la promozione culturale dei tesori, di cui la Calabria è ricca, ed emulare l’impegno su questi aspetti, come per una vita ha fatto Cesare Mulè, attraverso l’attività di scrittore e politico>>. Lopetrone, riconosce che dopo San Giovanni in Fiore, il Comune di Carlopoli è quello che ha manifestato interesse e prodotto lavori su Gioacchino da Fiore, e sottolinea come dagli ultimi studi e ricerche pubblicate in Italia e all’estero è uscito fuori l’altro Gioacchino, quello più completo, nelle ottanta le pagine di questo libro dedicato al grande filosofo calabrese.
Il libro ci porta in un viaggio a ritroso nel tempo, lungo un percorso storico e risulta piacevole da leggere, scorrevole, cattura e trasporta il lettore in tempi lontani, in luoghi e monasteri la cui bellezza la senti, la si percepisce, la vedi. Attraverso il libro ci si avvicina a conoscere il Gioacchino che profetizza, la spiritualità, i silenzi e le visioni catturano chi legge; Ci si ritrova catapultati nella foresteria insieme ai viandanti a rifocillarti, cammini lungo sentieri e conosci l’Abate della Sila e la sua arte sacralizzante, Maria Madre di Dio, la Tebaide calabrese, il discepolo Matteo Vitari e la montagna incantata.
di Pasquale Taverna