“Givepeace a change”, cantava nel ’69 John Lennon dalla Bed-In, la forma di protesta non-violenta contro la guerra in Vietnam messa in atto con sua moglie Yoko Ono. Inizia in questo modo il comunicato stampa in concomitanza alla giornata – evento “Montagna di Pace”, che di seguito riportiamo proponendolo all’attenzione dei lettori del sito www.ilReventino.it, diffuso da parte del Progetto Gedeone che anima da alcuni anni le attività presso l’Abbazia di Santa Maria di Corazzo a Carlopoli, in cui spiega il senso dell’intenso impegno in questi luoghi.
L’amore è il presupposto della pace. L’amore per il proprio compagno, l’amore per chi ci sta accanto. L’amore per chi viene da lontano e per chi ci sembra diverso. L’amore per il proprio paese, per le piccole cose e per la terra: amare è impiantare radici di alberi che tengono in piedi una montagna di pace!
Perché restare? Perché, nonostante tutto, basta dare un’occhiata qui intorno, ascoltare l’eco della storia e i suoni della natura, inebriarsi dei suoi profumi, per capire quanto tutto sia straordinariamente meraviglioso. E già solo per questo vale la pena lottare!
Abbiamo iniziato questa avventura attorno a Sua Maestà l’Abbazia di Corazzo, con uno spirito estremamente semplice e genuino, puntando sulla calorosità tipica di chi nasce in Calabria, accogliendo i visitatori con un sorriso solidale, prendendoli per mano per fare assieme un salto nel passato.
La solidarietà è una delle manifestazioni più evidenti dell’amore. Il mondo non avrà pace finché solo chi è grande diventa più grande. Ci piace mangiare sano. Abbiamo un solo pianeta a disposizione e l’onore e l’onere di rispettarlo. Esistono tanti piccoli sconosciuti produttori locali e del Sud del Mondo che commercializzano capolavori, molti di questi potete trovarli nel nostro Gas “Vitti na’ vozza” di Lamezia Terme.
Jafar viene dall’Afghanistan e si occupa delle piantine del Centro di salute mentale del Reventino e di Gedeone ma, tra una pausa e l’altra, arricchisce dottori, pazienti e volontari raccontando la sua storia, ricordando l’orrore della guerra, spiegando la sua cultura, le sue tradizioni, la sua temutissima religione.
La parola sinergia deriva dal greco συνεργός e significa “lavorare insieme”. Una spirale, in matematica, è una curva che si avvolge attorno a un determinato punto centrale o asse, avvicinandosi o allontanandosi progressivamente, a seconda di come si percorre la curva.
Davanti alle mura badiali una spirale di piantagioni forma il nostro orto sinergico in cui, una delle parole d’ordine è consociare: coltivare contemporaneamente diversi tipi di piante sullo stesso terreno. Perché, come spesso accade con le persone, l’una sostiene e protegge l’altra.
Sempre in greco, “oros” significa montagna e “ganos” significa splendore. L’origano è lo splendore della montagna, nasce infatti spontaneo in zone rocciose e spesso impervie. Nella tradizione contadina veniva usato come talismano per scacciare via gli spiriti cattivi. Era considerato capace di lenire il dolore, di confortare. Veniva regalato per augurare pace e felicità.
Non è facile credere nella pace quando dentro e fuori di noi sembra ci sia confitto perenne. Non è facile trovare la tregua. Ma se la passione è più forte d’ogni timore, se la voglia di abbracciare l’altro è più forte della diffidenza, se il coraggio di partire è più forte della paura di scontrarsi, se la voglia di rialzarsi è più forte della paura di cadere, se la voglia di coltivare è più forte della seccatura del sudore, se la voglia di intervenire è più forte della paura di sbagliare. Se l’umiltà prevale sulla presunzione. Se la voglia di condividere è più forte della paura di privarsi di qualcosa, si può mettere su un Everest di pace.
Givepeace a change!
Progetto Gedeone
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