I “borghi agonizzanti” e la “crisi delle comunità” che si manifestano da tempo nei nostri paesi, ritenuti sempre più “luoghi geografici” e sempre meno “comunità” sono i temi su quali dedica il suo ultimo lavoro socio antropologico, Francesco Garofalo, docente di sociologia ed esperto di comunicazione.
Porta, infatti, come titolo “Borghi agonizzanti e crisi delle comunità” il libro edito dalla casa editrice “The Writer Edizioni”, presente da qualche settimana nelle librerie, per l’argomento trattato e osservato con l’occhio del ricercatore di “fatti”, ha attirato subito l’attenzione di quanti, per radici, tradizioni e cultura sono legati al destino delle migliaia di comunità e borghi sparsi sul nostro territorio calabrese.L’autore, esperto delle discipline sociologiche, sottopone ad analisi un contesto locale, preso come “campione di studio”, come parte di un tutt’uno, estrapolato da un insieme omogeneo di luoghi e contesti umani del Savuto, per comprendere i mutamenti che si sono verificati sul modo di stare insieme, per fornire una spiegazione su come sono avvenute queste trasformazioni profonde che hanno determinato la rottura di relazioni, di solidarietà emergenti dalla cultura del “vicinato” per accostarsi e portare in casa un mondo virtuale che ha finito per svuotare l’ individuo dal piacere di stare e fare insieme. Cosicché anche il termine “comunità locale” per l’autore avrebbe perso il significato originario: l’uomo avrebbe portato in casa il mondo ma nel contempo avrebbe dissolto lo sguardo dal “vicinanzu” svuotando di valore il termine “comunità locale”, sempre meno comunità e sempre più mera area geografica. Sull’argomento abbiamo già pubblicato un articolo in occasione della presentazione, nella storica e magica atmosfera del seicentesco Palazzo Parisio, svolta a Santo Stefano di Rogliano, ecco il link per rileggerlo.
Quali sono stati i “fatti” socio-culturali ed economici che hanno contribuito a modificare il significato stesso dei termini “comunità” e “locale”? Esiste ancora oggi la “comunità locale”? Gli interrogativi posti e le risposte fornite potranno estendersi per tutti i piccoli borghi che ricadono nel Savuto e oltre.
Un libro che affida alla memoria i ricordi dell’infanzia trascorsa tra i borghi del Savuto, che si sofferma sul profondo significato dei centri storici, una volta pieni di vita e di speranze dove alle vitali voci che risuonavano nei vicoli e nelle Piazze si sono sovrapposti silenzi, sacrificando sull’altare di un progresso che sta dissolvendo la relazione umana e i valori su cui le comunità fondavano la loro stabilità e la loro continuità futura.
I tempi hanno inghiottito il significato educativo che i membri della comunità le assegnavano: una comunità non era solo un insieme di persone che fondavano il modo di essere sulla relazione, sulla solidarietà, ma si prefigurava come una vera e propria “agenzia educativa” che consolidava i valori nei quali si riconoscevano i suoi membri.
L’autore osserva il centro storico come luogo ludico, come parco giochi, come un vero e proprio organismo deputato al controllo, alla sorveglianza e perfino alla sanzione morale inflitta con gesti e comportamenti verso chi deviava o trasgrediva le norme sociali.
Nel libro l’autore affronta la condizione della donna e della famiglia il cui tempo ha reso arduo perfino coniare una definizione socialmente condivisa. Analizza l’influenza che i media e le moderne tecnologie hanno avuto nella formazione del pensiero, nei comportamenti e nei mutamenti repentini registrati negli ultimi decenni, nei costumi, nelle tradizioni, nell’arte e nei valori che contraddistinguono l’uomo e i luoghi in cui risiede ma che spesso non conosce perché immerso e inghiottito dal mondo virtuale.