In un bellissimo libro che tutti i bambini al di sotto dei 100 anni dovrebbero leggere o rileggere, Stefano Benni narra di un’isola chiamata “Stranalandia”, abitata dagli animali più favolosi che si siano mai visti: “un laboratorio della fantasia della natura”, come la definiscono i suoi occasionali e immaginari scopritori.
Secondo il racconto, ci vivono dai più classici animali fantastici, come il maialino volante o la gallina intelligente, a quelli più strani e ricercati, come il pappagatto, la bancaruga, il gattacielo e perfino il pesce pizza, che per inciso mi farebbe molto comodo per mio figlio che non mangia pesce ma è molto ghiotto di pizza.
Tutto ciò per dire che il libro mi è tornato subito alla mente quando ho anch’io scoperto la linea degli “Anomali”, animali improbabili o impossibili, che rappresentano l’ennesima trovata creativa del Lanificio Leo. Gli “Anomali” sono infatti stampati su un bellissimo tessuto di lino e cotone, trasformato, con l’aggiunta dei giusti accessori, in tanti comodi zainetti da città.
E allora, provando a ricambiare almeno in parte il dono di questo spirito creativo, che dal Lanificio Leo si sprigiona e contagia l’intero territorio del Reventino, ho voluto scrivere il seguente raccontino proprio “alla maniera” di Stefano Benni”.
IL POLPALCE
Si racconta che, in una Stranalandia alternativa, al capostipite di una nobile stirpe di tessitori venne in mente di impiantare un’antica fabbrica della lana. Solo che, appena la fondò, la fabbrica non era per nulla antica e dovettero passare molti, molti anni prima che lo diventasse.
Malgrado le sue intenzioni, la fabbrica all’inizio era infatti nuovissima. Gli attrezzi da lavoro e perfino i macchinari brillavano per come erano immacolati. Ma pian piano, con l’uso e con il tempo, divennero quel che sono ora: l’ambiente di vita ideale per il polpalce.
L’idea di stampare a ruggine sui suoi tessuti il polpalce, condividendo il progetto di Matteo Migliorini “animalianomali”, è nata dalla testa di un discendente di quel capostipite, un po’ come accadeva a volte agli dei della mitologia greca antica. Lui, Emilio Salvatore Leo, assistito dalla consorte Ginevra Gaglianese e ispirato dalla prole, Ellade e Giuseppe, ha contribuito a concepire questa versione applicata dello strano animale, un “Anomalo” appunto, che prende vita da una macchina tessile, ma assume la sua forma particolare grazie proprio a un processo di stampa su tessuto, antico come la fabbrica.
Oggi, per i visitatori, sempre più frequenti, visto che la fabbrica nel frattempo è diventata anche un museo, non è inusuale imbattersi negli antichi stampi dell’ottocento, invecchiati – certo! – ma perfettamente efficienti. Solo un po’ invidiosi perché a loro non è mai saltato in mente di stampare il polpalce.
di Raffaele Cardamone