Bianchi – Sulle tracce della fede ispirati dal Cammino di Santiago de Compostela. E’ questo l’intento della “Confraternita di S. Jacopo di Compostella” Priore Andrea Cutrupi del Capitolo della Calabria, che ha organizzato il “primo pellegrinaggio” tra le parrocchie di Cicala e Bianchi, che in comune hanno il Santo patrono, per l’appunto San Giacomo.
Il gruppo di pellegrini, confluito davanti la chiesa di Cicala e impartita la benedizione da don Sergio, ha iniziato il percorso di 16 km, lungo il quale i compagni di viaggio, non pregano, si cammina, ma forse è la stessa cosa! Lascito alle spalle il territorio di Cicala si è raggiunto il centro del comune di Carlopoli e Panettieri sotto gli sguardi incuriositi della gente. Pochi chilometri ed ecco provvidenziale la sosta intermedia presso la maestosa Abbazia Santa Maria di Corazzo, accolti da Fra guida (Antonio Mangiafave) animatore del progetto “Gedeone”. Intorno alle 13 il gruppo giunge a Bianchi (paese delle pergamene). A fare gli onori di casa ai pellegrini, tra i quali anche Alessio Cristiano, vice sindaco di Bianchi, don Serafino e don Giuseppe che felici hanno rivolto un saluto affettuoso e ricordato che l’esperienza sul Cammino di Santiago porta alla tomba di San Giacomo.
Una esperienza di vita, che può indicare l’esistenza di nuove strade da percorrere. Don Giuseppe, ha ricordato il significato delle tre cose più importanti e necessarie al pellegrino lungo il Cammino. La Capasanta o conchiglia, simbolo del pellegrinaggio nella città di Santiago de Compostela; Il bastone, segno di potenza e presenza di Dio e infine e la zucca (borraccia)riserva d’acqua.
Impartita la benedizione, don Serafino ha consegnato a tutti i pellegrini una conchiglia, mentre il Priore, Andrea Cutrupi ha consegnato l’attestato di partecipazione con il timbro delle due chiese di Cicala e Bianchi. Prima di fare ritorno nei loro paesi di origine, i pellegrini accompagnati dal vice sindaco Cristiano e guidati dal professore Rino Pascuzzo, hanno visitato il Museo “Accattatis” che custodisce un prezioso ed unico fondo di pergamene del cinquecento.
Infine, Raffaele, un giovane del gruppo dei pellegrini ci confessa, che sin dalle prime ore della mattina gli gira per la testa la frase di Pirandello ” La vita o si vive o si scrive”, ma se non si vive è difficile trovare qualcosa di interessante da scrivere…”. “Io non so se esista veramente Dio- dice Raffaele- ma sono convinto, che gli uomini hanno bisogno dell’idea di Dio. E se c’è, ma non sono sicuro, lo incontri spesso fuori dalla chiesa. Ognuno col proprio cammino- conclude- con la propria forma di preghiera, ha bisogno di segni e simboli che lo rappresenti, e che dia un senso alla sua vita. La preghiera è in fondo il tentativo di trovare, nel buio del quotidiano, le ragioni per andare avanti.”